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La depressione:liberiamoci dal “male oscuro”
Spesso nell’uso comune tendiamo ad utilizzare l’espressione “Oggi sono proprio depresso!”, per dire che mi sento giù di corda, scoraggiato, sfiduciato. Non si tratta però dell’uso appropriato della parola: depressione è uno stato di malinconia che è patologico, non normale. Quindi, chi occasionalmente si è svegliato di cattivo umore e passa la giornata a sentirsi scoraggiato e giù di morale non è realmente affetto da depressione. In genere per poter parlare di “condizione depressiva” bisogna che lo stato malinconico dell’umore permanga da almeno 2 settimane… E’ comunque opportuno precisare che la depressione, pur essendo un vero e proprio disturbo psichico, non sempre si configura come un disturbo grave: vi possono essere stati depressivi lievi e transitori ed altre forme ben più gravi e durature. Naturalmente, quindi, si può essere molto tristi per seri e comprensibili motivi: un insuccesso inatteso, un rapporto d’amore finito, il fallimento di un progetto di vita, un lutto. Ma ricordiamo, anche in questo caso, non parliamo di depressione: la tristezza è un’emozione normale ed in verità utile in natura perchè ci segnala una perdita e ci aiuta a rielaborarla… Allo stesso modo, eventi anche molto gravi – come ad esempio la morte di un coniuge – seppur intensissimi, non sono per forza predisponenti nel produrre una situazione di Depressione: qualora il nostro cervello ci porti, con i dovuti tempi, verso l’elaborazione sana del trauma, lo stato di tristezza e malinconia acquista un significato e ben presto si affievolisce.
Come nasce la depressione? E perché alcune persone sono predisposte più di altre a svilupparla?
La risposta è che il cervello umano è imperfetto… mi spiego meglio: Il cervello umano è imperfetto (o in questo caso è fragile rispetto alla depressione) perché è predisposto ad avvertire in modo particolarmente acuto le situazioni di smarrimento e perdita. Ma se è utile avere una certa sensibilità verso i segnali di pericolo – e si tratta di ansia – è così altrettanto utile avere sensibilità verso il rischio di trovarsi senza legami, senza protezione, senza persone che ci facciano da scudo. La sensibilità al pericolo di abbandono e di perdita è alla radice della disposizione alla depressione. Per questo il disturbo depressivo viene spesso considerato come un “disturbo affettivo” e talvolta come disturbo della sfera emotiva. Spesso molte delle persone vulnerabili alle fluttuazioni dell’umore tendono a non tollerare la sensazione di “essere giù di corda” e cercano di sentirsi più euforiche ricorrendo al cibo, all’alcol o alle droghe, peggiorando la situazione. Cos’è invece la depressione patologica, e come si manifesta? La vera depressione è uno stato di malinconia accentuato, e non derivante necessariamente da singoli eventi di vita spiacevoli: quindi non è legato ad una causa, ma al concorrere di diverse cause; e soprattutto non è uguale per tutti i soggetti. Per quanto riguarda la depressione, va detto che si tratta di un tipo di disturbo in cui l’ereditarietà ha un peso notevole: qui i fattori genetici contano molto ed è quindi più facile sviluppare la depressione se un nostro familiare ne ha sofferto. Ma non sempre l’ereditarietà è l’unica causa della depressione, al contrario possiamo dire che solo in alcuni casi è la determinante. Un’altra causa che concorre alla sua patogenesi è determinata dagli eventi spiacevoli accaduti durante il corso della vita e l’ambiente dove la persona è cresciuta: per esempio aver avuto un’infanzia infelice, può aver lasciato una traccia indelebile nel tono prevalente dell’ umore, così come aver trascorso un’adolescenza pervasa da sentimenti di inadeguatezza, oppure aver vissuto da adulto un lutto gravissimo ed inatteso. Purtroppo il guaio degli scompensi, sia essi di natura fisica che mentale, è che essi, una volta instaurati, tendono a non essere mai totalmente reversibili: in altre parole, da quel momento in poi il nostro organismo tende a funzionare meno bene. La persona depressa tende infatti:
- Non avere desideri, a non provare piacere in nulla, neppure nelle attività che prima trovava piacevoli.
- Questo avviene spesso senza un’apparente causa o evento scatenante: la persona depressa non vede nessun valido motivo, ne dentro di sé ne fuori di sé per risollevarsi dal suo stato, che tende a ritenere definitivo, ed a volte persino giusto.
- Il mondo gli appare di colpo grigio e vuoto e si sente di fronte a questo impotente ed incapace in alcun caso di reagire.
- Crede che questo suo stato d’animo permarrà per sempre nel futuro e non riesce ad accettare questa sua “catastrofe”.
- Permane un senso di profonda fatica: spesso soffrono di insonnia, risvegli precoci, o più di rado di un sonno eccessivo.
- Hanno un atteggiamento chiuso,una lentezza nell’eloquio e nei movimenti, inappetenza e perdita del desiderio sessuale.
- In casi gravi, la sofferenza mentale intensissima, insieme alla convinzione di non poterne mai uscire, è uno dei motivi che gli fanno desiderare la morte e possono spingere la persona al peggio.
Ma quali sono le cure per la depressione? Secondo vari studi, anche nelle più evolute società occidentali la percentuale di soggetti affetti da depressione che non viene curato potrebbe raggiungere il 50%. Inoltre fra coloro che ricevono cure, è probabile che il 50% di questi non ottenga cure né efficaci, né adeguate. Il motivo principale per cui tanti soggetti affetti da depressione non vengono curati è che, per lo più, la depressione non viene percepita da loro come disturbo, ed in più i familiari esitano ad intervenire su un dolore che pare loro solo “morale”, non riuscendo a capire che la persona che rifiuta le cure forse non sta ragionando in maniera corretta.
La psicoterapia in questo caso, sostiene i familiari nel comunicare in maniera corretta con il paziente depresso ed aiuta quest’ultimo a riorientare la percezione quotidiana di sé e dei suoi problemi. Essa ha come scopo quello di rafforzare le risorse del paziente, aiutando ad accettare ciò che non è eliminabile. In definitiva, il suo fine è quello di rendere la persona più consapevole del suo problema, ma anche al tempo stesso, più capace di farvi fronte.