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L’invidia è come prendere un veleno e aspettare che l’altra persona muoia.
(Malachy McCourt)
L’INVIDIA in verità è sempre esistita, e da sempre ha ispirato capolavori, nell’ arte e in letteratura.
Questa emozione negativa fa parte della nostra vita quotidiana: basta pensare a quello che succede ogni giorno intorno a noi, al capo che non sopporta il nostro slancio, alla frecciatina della collega sul nostro vestito, o al commento acido di un’amica. Qualcuno non sopporta ciò che di bello avete, e ve lo fa immancabilmente notare.
Oggetto d’invidia è sempre il successo altrui, il fastidio per la competenza, il disprezzo per il merito e l’esperienza, la sensazione di disturbo per chi ha il dono della bellezza e della grazia, o persino l’intraprendenza.
In verità l’invidia è un’emozione vissuta in solitudine: tutti si difendono dall’idea di provare questo sentimento.
Ma perché questa emozione è spesso inconfessabile ed “indicibile”, tanto che tende a mimetizzarsi e confondersi con le sue sorelle più accettabili socialmente, quali l’ammirazione, la gelosia, e l’emulazione?
L’invidia si manifesta come “il desiderio di un bene che noi non abbiamo e che altri hanno”, unitamente alla sofferenza che si accompagna a questo stato di cose a causa della frustrazione del desiderio.
L’invidioso si trova così ben presto a desiderare il danno dell’altro, perché questo gli permette di ripianare le differenze di potere.
Nel “Dottor Faust”, Christopher Marlowe fa incontrare Faust con i vizi capitali, e non a caso l’invidia si presenta con queste parole: “Sono l’invidia. Non so leggere, perciò voglio bruciare tutti i libri”.
E’ sempre il senso d’inferiorità risultante dal confronto, la strada maestra che porta all’invidia. Pensare “perché lui si ed io no”, pone infatti l’attenzione sul senso di inferiorità, e, chi cade nel suo torvo mirino, o non se ne accorge, o come succede più spesso, fa finta di non accorgersene.
L’invidioso ben presto è capace di spingersi verso l’utilizzo di bugie ed ingiustizie contro chi è stato in grado di fargli provare la sensazione di inferiorità: ben presto il merito diventa demerito, la bellezza un punto di vista e l’esperienza un puro caso.
Il suo obiettivo è quello di deprimere chi si è innalzato con fatica e sudore, chi ha guadagnato il talento con la libertà di scegliere e di rischiare o chi semplicemente ha una qualità per pura fortuna.
Il vero oggetto dell’invidia è dunque il potere, che sia economico, intellettivo, sociale o fisico. Essere ricchi o poveri, attraenti o non attraenti, intelligenti o stupidi dipende quindi dal confronto che facciamo con gli altri, all’interno del gruppo sociale in cui siamo inseriti.
Per questo ci si vergogna così tanto ad ammettere l’invidia: perché chi manifesta invidia, riconosce implicitamente il suo senso d’inferiorità, o la superiorità di qualcuno. Difficile ammettere di valere poco!
La rete virtuale spesso protegge l’invidioso: i “leoni da tastiera”, protetti dall’ anonimato e da pseudonimi, spesso si ergono a giudici infallibili e calunniatori seriali e non perdonano la bellezza, il coraggio, il talento.
Non c’è nell’ invidia il desiderio di innalzarsi al piano dell’altro, ma solo di abbassarlo.
Un altro aspetto interessante è che non sempre questa emozione dipende dalla posizione sulla scala gerarchica: un superiore può invidiare il suo sottoposto, un professore il suo allievo, il professionista il nuovo assunto… Un superiore non invidierà ad esempio la posizione sociale al suo dipendente, ma piuttosto la sua intraprendenza, intelligenza o giovane età.
In questo senso, percezione di inferiorità e bassa autostima sono parenti stretti e vanno spesso a braccetto.
La persona con poca autostima, valutandosi di scarso valore sotto molti aspetti, si confronterà molto spesso con gli altri: ma è proprio il senso d’inferiorità che farà si che il confronto sia negativo, inducendo invidia nei confronti degli altri che valuta migliori.
Ma come si esprime il malanimo invidioso? Vediamo le varie forme in cui la camaleontica invidia si manifesta….
- La denigrazione: la gamma dei comportamenti denigratori è molto vasta e può andare dalla rilevazione di un reale punto debole dell’invidiato, fino alla calunnia ed alla maldicenza, passando per il pettegolezzo allusivo e l’insinuazione di sospetti. Quando l’invidioso ha l’opportunità di trovare un difetto nell’ invidiato, lo mette su piazza e gli da la massima pubblicità. Naturalmente, una volta innescato il pettegolezzo, c’è sempre qualcuno che si associa, che vuole aggiungere la sua critica, fino a creare un effetto a catena, molto dannoso per chi lo subisce.
- Il vittimismo: Spesso l’invidia non si esprime solo attraverso l’aggressività o un comportamento sprezzante. Essa può nascondersi dietro il lamento, l’autocommiserazione, il vittimismo. Quando ascoltiamo una persona lamentarsi, descrivendo tutti i soprusi che ha subito o gli ostacoli che ha dovuto affrontare, non pensiamo subito all’invidia. Anzi, siamo vicini a questa persona nel suo dolore, nel carico che deve affrontare ogni giorno per tollerare le ingiustizie, e le ascoltiamo con attenzione ed interesse. In verità, la maggior parte di queste persone non intende in alcun modo uscire da questa situazione, e rimane li, passiva e non agisce. Non affrontano la vita, non promuovono il cambiamento, ma sono astiosi nei confronti di chi invece ci riesce perché vuole farlo, e spesso questo malanimo nei loro confronti è celato dal vittimismo e dall’ autocommiserazione.
- Il giudizio: L’invidioso, nel nome della giustizia, si pone come giudice insindacabile e come paladino delle iniquità della vita. In questo modo si trovano punti deboli, ingiustizie e situazioni che l’invidiato avrebbe creato e posto in essere, ed il ruolo del giudice implacabile è proprio quello di metterli in luce per combattere la disparità sociale.
- La distruzione del bene invidiato: se nelle popolazioni più primitive esisteva il malocchio, nelle società moderne la distruzione di solito è più concreta e visibile. Ad esempio molti atti vandalici, come la rigatura delle auto di lusso, sono motivate dall’ invidia.
In tutto questo l’obiettivo è far sentire la persona invidiata in imbarazzo o timorosa perché intravede a causa della sua dote, una serie di malaugurati inconvenienti.
Come hanno dimostrato alcune ricerche, chi supera gli altri in qualche prestazione spesso si preoccupa di provocare sentimenti spiacevoli, e di scatenare reazioni ostili negli altri.
Spesso l’invidiato si trova in una posizione molto difficile perché l’invidioso è abile nel creargli intorno un ambiente irrespirabile, specie se riesce, attraverso la sua attività denigratoria, nel far proseliti negli altri.
L’invidiato allora si trova nella classica posizione “come mi muovo sbaglio”: qualsiasi mossa sceglie il risultato è sempre lo stesso: critiche, biasimo e malevolenza.
Allora, caro invidioso, come superare veramente l’invidia ed evitare le conseguenze negative che porta sempre con sé?
1- RICONOSCILA!
Un primo passo è ammetterla, guardandola in faccia. L’invidia consapevole è più facile da controllare, di conseguenza il desiderio di danneggiare l’altro può essere ridotto. Quando invece l’invidia resta inconsapevole, il malanimo tende a manifestarsi in maniera quasi automatica, nelle forme indirette e camuffate che conosciamo.
Inoltre ammettere di avere sentimenti ed inclinazioni indesiderabili, cioè accettarci, con tutti i nostri difetti e le nostre brutture, è un passo molto importante verso la comprensione delle nostre profonde insoddisfazioni.
Questa comprensione ci porta spesso ad un miglioramento dell’autostima, e questo, lo sappiamo, è un antidoto efficace verso l’invidia.
2- TRASFORMALA NEL SUO POSITIVO!
L’invidia può essere benigna quando porta all’emulazione o all’ammirazione.
In questo caso si canalizzano le energie per eguagliare il bene invidiato, e la persona invidiata può diventare uno stimolo ed un modello.
Supponiamo, per esempio, che io invidi un mio collega per la sua intraprendenza e slancio, mentre io sono spesso passivo e poco estroverso. La mia invidia diventerà costruttiva quando io lo prenderò da esempio e cercherò di capire quali comportamenti l’hanno portato ad essere nel modo in cui vorrei vedermi.
Per fare questo passaggio è fondamentale fare pace con i propri limiti, ed essere ottimisti sul fatto che possiamo anche noi creare qualcosa di buono con ciò che abbiamo.
Sicuramente non è un processo semplice ed indolore, ma scoprire le nostre risorse, invece che i difetti ed i limiti degli altri, a volte è una piacevole ed illuminante rivelazione.
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