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“Se un individuo è capace di amare positivamente, ama anche se stesso. Se può amare solo gli altri, non può amare affatto” – Fromm,1957
Nella dipendenza affettiva, la persona che ne soffre, vive la relazione come una condizione indispensabile alla propria sopravvivenza. In questo caso non si tratta di dipendenza da una sostanza o da un vizio, ma da una relazione che può divenire presto “tossica”.
“Senza di lui non esisto” è il mantra che quotidianamente viene ripetuto, e l’altro diventa l’unica linfa da cui nutrirsi per sopravvivere.
L’oggetto d’amore assume una importanza incommensurabile, e rappresenta un problema quando la persona cerca di riempire il vuoto della sua vita con il partner, quando smette di realizzare i suoi bisogni, per preoccuparsi unicamente del rapporto di coppia e delle aspettative dell’altro.
Questo non va mai confuso con il concetto di “altruismo”, il quale invece implica empatia ed il dare importanza al bene altrui, senza però cadere nella trappola della dipendenza e del disamore nei propri confronti.
Parliamo infatti di dipendenza affettiva quando si verificano 3 condizioni:
- C’è un assoluto bisogno di approvazione da parte del proprio partner e degli altri, mostrando sensibilità eccessiva nei confronti della tematica del rifiuto e dell’abbandono.
- Esiste una tendenza a sacrificare i propri bisogni per appagare i desideri altrui, spesso arrivando alla mortificazione o al poco rispetto di sé.
- Una bassa autostima ed una valutazione di sé come sempre “insufficiente” o non all’altezza.
- Una forte paura della solitudine, che porta ad una ricerca costante della relazione e della vicinanza con il proprio partner.
Il dipendente affettivo è quindi una persona che “ha sete d’amore”, forse perché non ne ha ricevuto abbastanza nella propria infanzia, o è stato amato in maniera intermittente e/o condizionata, e ricerca nella relazione con l’altro il completamento delle proprie presunte mancanze.
E’ un individuo che si ama poco, che si accontenta di poco, e quindi pensa di poter far fronte alla sua naturale carenza di autostima mettendo da parte se stesso ed i propri bisogni, e cercando di accontentare in tutto e per tutto l’altro.
Finisce per diventare “l’ombra del proprio partner”, non stabilisce un confine tra sé e l’altro e nella relazione spesso perde la propria identità ed unicità.
Il dipendente affettivo….:
….E’ quel tipo di persona che mesi dopo una rottura continua ad aspettare che l’altro torni, mettendo da parte l’orgoglio e la dignità.
…..È quel tipo di persona che tende ad innamorarsi alla follia ed a mettere nelle mani del primo venuto la propria vita.
…..E’ quel tipo di persona che si conosce a malapena e pone pochi limiti per paura di essere abbandonato e nella relazione chiede poco e si accontenta delle briciole.
…..E’ quel tipo di persona che utilizza la dolcezza e la sottomissione per gestire le situazioni, ma quando si accorge che la relazione sta sfuggendo di mano, può anche essere manipolativo a causa della disperazione di veder sgretolato il castello di sabbia che si è costruito.
Questo tipo di personalità, così altruista e fragile, a causa del bisogno di stare in relazione e la paura dell’abbandono, è spesso una “facile preda” del “manipolatore affettivo”.
Il manipolatore può essere un partner, un parente, un capo o un collega, che utilizza il bisogno d’affetto della propria vittima, suscitando in lei il senso di colpa, la sensazione di manchevolezza e la critica, al fine di appagare il proprio desiderio di approvazione.
Questo tipo di personalità si nutre dell’energia e della vitalità delle sue vittime, svuotandole gradualmente delle proprie energie ed amor proprio attraverso la squalifica, la critica e la manipolazione.
La sensazione per chi subisce è quella di sentirsi costantemente “sbagliata”, “in difetto”, “non meritevole”, distruggendo mano a mano la precaria fiducia ed autostima.
Dopo aver sedotto la propria preda, ed indotto la dipendenza affettiva, il camaleontico manipolatore svela la propria vera natura, dando vita allo svilimento, attraverso la propria arma migliore: la comunicazione aggressiva, la critica ed il silenzio.
Il manipolatore non si assume mai responsabilità dirette, egli non agisce, ma induce gli altri all’azione. È molto bravo nel mantenere la neutralità e la freddezza che gli consente rapidamente di cambiare le carte in tavola, lasciando l’altro disorientato ed in preda al senso di colpa.
Ecco perché, per difendersi dai manipolatori, non è sufficiente semplicemente apprendere tecniche, ma bisogna lavorare nel profondo, nelle radici della propria insicurezza e nel recupero dell’autostima e del rispetto di se.
Allora, come uscirne? come rompere la “trappola affettiva”in cui ci si trova invischiati?
1- Innanzitutto RICONOSCERE L’ESISTENZA DEL PROBLEMA. La verità è che spesso c’è la tendenza a banalizzare, o scusare l’altro, perché in questo modo diventa subito tutto più facile. Ma “fare come lo struzzo”, a volte ci fa pensare che il problema non esista e si tende ad andare avanti senza apportare un reale cambiamento nella propria vita.
Chiediamoci: la tua felicità dipende da come ti considerano gli altri? Come ti senti dopo una critica? O quando qualcuno ti rifiuta?
Ti capita spesso di mettere i bisogni dell’altro davanti ai tuoi? Ti senti in colpa quando l’altro ti disapprova?
2- Un secondo passo è quello di RICONOSCERE I DANNI CHE QUESTO TIPO DI MODALITA’ RELAZIONALE HA CREATO.
Anche qui chiediamoci: a che cosa ho rinunciato? Quali situazioni negative ho dovuto affrontare per evitare che l’altro mi abbandonasse? Mi occupo troppo dell’altro?
3- Infine, COSTRUISCI LA TUA AUTOSTIMA!:
è necessario convincersi che si vale molto, a prescindere da quello che pensa l’altro, e recuperare tutti i momenti in cui ci si è sentiti bene con se stessi e fieri delle proprie risorse. Ogni persona deve mantenere la propria unicità e individualità, i propri bisogni e gusti personali, e questi devono esistere a prescindere dall’ altro.
Imparare a stare bene con se stessi: è questa la chiave! ed inoltre, lasciarsi andare alla vita e non temere il suo giudizio…del tuo lui, o quello di chiunque altro.